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Materiale Consacrazione

IL “V O T O M A R I A N O” DI CONSACRAZIONE ALL’IMMACOLATA – Padre Stefano M. Manelli

Iniziamo da una spiegazione minima dei termini.

Nel titolo della relazione sono presenti quattro elementi particolari, ossia:

–    un voto caratterizzato dal suo essere mariano;

–    una consacrazione specificata dalla persona di Maria in quanto Immacolata.

 

I quattro elementi sono interdipendenti e si armonizzano fra di loro in modo tale che si può ben parlare di Consacrazione all’Immacolata nella forma specifica del Voto mariano. Ciò significa che si può avere la Consacrazione all’Immacolata anche in altre forme che non siano quella specifica del Voto mariano.

Di fatto, semplificando, la realtà della vita di unione o vita di amore fra l’anima cristiana e Maria Santissima, si configura diversamente in tre stadi di crescita graduale e organica, ossia:

 

  1. lo stadio della devozione all’Immacolata;
  2. 2. lo stadio della consacrazione all’Immacolata;
  3. lo stadio della identificazione all’Immacolata.

 

Questi sono i tre passaggi concatenati e interdipendenti della crescita o maturazione nella vita di unione e di amore fra l’anima cristiana e Maria Santissima, l’Immacolata: vita di unione e di amore che si radica nella Maternità da parte di Maria, e nella filiazione da parte dell’anima, in forza del santo Battesimo[1].

In forma ordinaria e comune, la presenza della Madonna nella vita del cristiano è quella che si esprime come devozione mariana. In forma particolare, poi, è quella della Consacrazione mariana. Nella forma più alta e completa, infine, è quella della consacrazione che mira e porta alla identificazione all’Immacolata, sigillata da un Voto speciale di consacrazione, che esprime l’eccellenza dell’appartenenza più radicale e totale alla Madonna.

 

  1. Nella teologia e spiritualità mariana, in effetti, si parla anzitutto della ordinaria vita di unione e di amore dell’anima con la Madonna. Questo è considerato, appunto, lo stadio dell’ordinaria vita di unione e di amore espressa dalla forma della semplice devozione alla Madonna che si presenta legata connaturalmente al rapporto sorgivo esistente fra madre e figlio: ogni figlio – si dice, giustamente – non può non amare d’istinto la propria madre nella forma primigenia della relazione-devozione che tiene naturalmente legato il figlio alla mamma e gli fa vivere un rapporto filiale costante verso di lei, e gli fa evitare, di solito, almeno le colpe più gravi o i dispiaceri più amari alla propria madre.

Riguardo al cristiano, invece, considerando il suo rapporto filiale con la Madonna, radicato nella divina grazia del Battesimo, si può parlare appunto della primaria vita di grazia battesimale che sta alla base della cosiddetta “unione fisico-mistica con Maria” in forza della «fisico-mistica partecipazione alla pienezza di grazia di Cristo e di Maria», e comporta «i propri sforzi sostenuti e corroborati dalla grazia» nel vivere con impegno la vera devozione mariana, come spiega molto bene il padre Ragazzini[2].

 

  1. Il secondo stadio della particolare vita di unione e di amore dell’anima con la Madonna è dato dalla Consacrazione a Lei espressa da un im­pegno personale di donazione e appartenenza alla Madonna che com­porta una precisa e profonda unione all’Immacolata con le «facoltà dell’anima – spiega il padre Ragazzini –, ossia l’intelletto, la volontà e la memoria. Ne segue pertanto un’unione psicologico-morale che è il na­turale complemento di quella fisico-mistica, unitamente alla vita affet­tiva con i suoi sentimenti e alla attività esteriore»[3]. La Consacrazione all’Immacolata, dunque, comporta l’essere legato in toto all’Immacolata, amandola con l’anima e con il corpo e principalmente con le nostre fa­coltà spirituali, ossia con la mente, con la volontà e con la memoria im­pegnate nel totale servizio filiale alla Divina Madre.

Purtroppo, però, come rileva ancora il padre Ragazzini, è davvero facile costatare che «poche sono le anime che, consce di tanta loro relazione con la Madonna, si sforzano di vivere a Lei unite con le loro facoltà spirituali, anche se la invocano spessissimo e se ne sentono ogni volta intenerire il cuore»[4].

  1. Il terzo stadio, infine, è dato dalla Consacrazione all’Immacolata, non quella solita e ordinaria, ma quella più radicale e totale, che nella sua maturazione porta a completo sviluppo – spiega ancora il Ragazzini – quella «unione psicologico-morale che è il naturale complemento di quella fisico-mistica, unitamente alla vita affettiva con i suoi sentimenti e alla attività esteriore»[5].

In questo terzo stadio, in effetti, la Consacrazione all’Immacolata non può non comportare, di fatto, l’impegno personale alla massima vita di unione con la Madonna, per cui il consacrato a Lei vuole e si sforza di esercitarsi senza soste nel lasciarsi attivare per realizzare la sua mistica trasformazione in Lei, attraverso tutte le fasi delle purificazioni passive, arrivando in tal modo alla piena e perfetta identificazione a Colei che è lo “stampo”, la “matrice” di Cristo, il “Primogenito”, a Colei che è lo stesso “stampo” e la stessa “matrice” di tutti i “fratelli” del “Primogenito” (cf Rm 8,29)[6].

 

 

Il  “V o t o   M a r i a n o”

 

Questa consacrazione di identificazione a Lei, inoltre, può essere più precisamente configurata come “Voto mariano di Consacrazione all’Imma­colata[7], che costituisce l’eccellenza massima del vincolo sacro di apparte­nenza radicale all’Immacolata, da parte dell’anima che se ne sta rac­chiusa nel grembo di Lei per essere da Lei trasfigurata e santificata nella conformità più piena a Cristo Gesù, come insegna splendidamente san Massimiliano Maria Kolbe affermando che «nel grembo di Maria l’anima rinasce secondo la forma di Gesù Cristo» (SK 1295).

Così configurata, nella sua forma speciale, la vita di Consacrazione all’Immacolata con il Voto mariano, «dato il suo carattere prevalentemente passivo, è chiamata piuttosto vita di unione mistica con Maria», come spiega il padre Ragazzini[8], segnando la netta differenza rispetto alla vita di unione prevalentemente ascetica che è propria dei due precedenti stadi della devozione e della semplice Consacrazione.

A questo punto, volendo semplificare al massimo, si può anche dire che la devozione mariana, propriamente, “avvicina” alla Madonna, mentre la consacrazione, propriamente, “unisce” alla Madonna, e l’iden­tificazione, infine, si può dire che arrivi a “unificare” il consacrato con la Madonna, realizzandosi così, in lui, quel che ha potuto scrivere il grande sant’Ambrogio quando ci raccomanda e ci esorta affinché «l’anima di Maria sia in ciascuno per glorificare il Signore, lo spirito di Maria sia in cia­scuno per esultare in Dio»[9]; oppure, quel che diceva san Massimi­liano, affer­mando che il consacrato si assimila talmente all’Immacolata da di­ventare quasi «un’altra Maria vivente, parlante e operante in questo mondo» (SK 486).

Ciò significa che ora l’Immacolata stessa, nel suo consacrato con il Voto, si fa presente e operante, dirigendo le facoltà dell’anima, elevandole e trasfigurandole ad esperienze superiori tanto intime quanto ineffabili. «Ella penetra la nostra anima – scrive san Massimiliano – e ne dirige le facoltà con un potere illimitato. Noi apparteniamo davvero a Lei. Perciò siamo sempre e dovunque con Lei…» (SK 461). È qui che il consacrato, abbandonatosi interamente fra le mani e nel Cuore dell’Immacolata, può sperimentare l’azione diretta di Colei che lo governa conducendolo sugli altipiani della santificazione personale, come dice san Massimiliano Maria Kolbe, quando scrive che «chi lascia libera la Madonna di usare dei suoi diritti sopra di noi [consacrati a Lei], di per se stesso dà il via alle irresistibili invadenze divine […] la nostra santificazione dipende da Lei: è la sua specialità»[10].

È da ricordare, però, che se il Voto di Consacrazione all’Immaco­lata, fedelmente vissuto, comporta il perfezionamento e un maggior me­rito di grazia per ogni pensiero, parola e azione offerti con amore all’Immaco­lata, nel caso dell’infedeltà comporta, invece, un peggiora­mento e au­mento di demerito per ogni pensiero, parola e azione, non of­ferti e sot­tratti a Lei. Attento, quindi, chi ha fatto il Voto mariano a ren­derlo di continuo attivo positivamente per non privarsi dei grandi van­taggi e aiuti delle grazie per la propria santificazione e per la salvezza di molte anime, di ora in ora, di giorno in giorno.

 

 

N o t e   s t o r i c h e

 

        Il “Voto mariano” di consacrazione all’Immacolata fa il suo primo ti­mido atto di presenza nella storia della Chiesa e dell’Ordine Serafico, con san Massimiliano Maria Kolbe, frate francescano conventuale, il quale fece fare il cosiddetto “Quarto voto[11], in privato, alla sua comunità religiosa in Giappone (a Nagaski). Si trattava di un “quarto voto” di con­sacrazione all’Immacolata fatto specificamente a sostegno delle Missioni, ossia con la disponibilità, da parte di ogni frate con il “Quarto Voto”, ad andare in qualsiasi terra di missione, incondizionatamente, senza alcuna riserva (superando in tal modo la “riserva” posta dalla Regola Serafica al capitolo XII), con la speranza-previsione, in più, che in futuro il “quarto voto” sarebbe stato emesso da tutti i religiosi delle “Città dell’Immaco­lata” (ciò che purtroppo venne impedito e non potette mai avvenire)[12].

Il “Quarto voto” di san Massimiliano voleva essere, in realtà, un voto soltanto aggiuntivo, non costitutivo, un voto di “sostegno”, cioè, e di “garanzia” per la missionarietà incondizionata da parte dei frati france­scani formati nelle due “Città dell’Immacolata” già fondate da san Mas­similiano, sia in Polonia che in Giappone, impegnate al massimo nell’azione febbrile di estendere la Missione salvifica dell’Immacolata Media­trice di tutte le grazie per la conquista del mondo intero al Regno di Cri­sto.

Da questa parva plantula del “quarto voto” è maturata poi, circa cin­quant’anni dopo la morte di san Massimiliano Maria Kolbe, l’albero fecondo del “Voto mariano di consacrazione all’Immacolata per i due nuovi Istituti religiosi dei Francescani dell’Immacolata, frati e suore (seguiti dalle Clarisse dell’Immacolata, dai Terziari francescani dell’Immacolata, e dai membri della Missione dell’Immacolata Mediatrice: MIM)[13].

Per un’inestimabile grazia di predilezione, in effetti, il “Voto mariano” dei Francescani dell’Immacolata, nel suo sviluppo e arricchimento carisma­tico, non è stato approvato dalla Chiesa come un semplice “quarto voto” aggiunto ai tre voti “costitutivi” della vita religiosa (obbe­dienza, povertà, castità), ma come un voto costitutivo, e anzi, come il “primo” dei quattro voti “costitutivi” della vita religiosa dei Francescani dell’Immacolata, frati e suore.

«Per questo – è stato ben scritto – il Voto mariano è il primo dei quattro voti religiosi che vengono emessi nella Professione religiosa dei Francescani dell’Immacolata secondo la Regola Serafica, e costituisce la radice mariana dell’intera vita serafica di cristificazione. Il Voto mariano prolunga, si può dire, il mistero dell’Incarnazione redentrice del Verbo avvenuta nel Cuore e nel Grembo dell’Immacolata»[14].

È da rilevare, inoltre, che il Voto mariano emesso nella Professione religiosa dei frati, suore e clarisse, e nella Professione di vita evangelica dei terziari francescani dell’Immacolata, è un Voto pubblico e costitutivo della loro forma di vita consacrata, e li unifica tutti, spiritualmente, nell’unica grande Famiglia dei Francescani dell’Immacolata.

Per tutti gli altri membri della MIM e dei singoli fedeli, invece, il Voto mariano della consacrazione all’Immacolata è un Voto “privato”, che si fa, tuttavia, in pubblico, singolarmente o in gruppo, e che costituisce, in ogni caso, il punto più alto e impegnativo della vita di consacrazione di tutti i membri dei Cenacoli che portano avanti la Missione dell’Immacolata Mediatrice (MIM)[15].

 

 

Caratteristiche del “Voto Mariano”

 

La definizione più generale del Voto mariano è questa: «È la promessa solenne, fatta a Dio, della consacrazione illimitata di sé all’Immacolata, come sua “proprietà assoluta” per affrettare l’avvento del Regno di Cristo nel mondo intero»[16].

Tre sono le caratteristiche essenziali contenute nella definizione:

  1. La marianità, ossia la consacrazione all’Immacolata. Questa è la so­stanza primaria del Voto mariano che fa unità ab origine con la spiritualità francescana dell’Ordine francescano nato nella Porziuncola, a “Santa Ma­ria degli Angeli”, in Assisi, per cui è stato giustamente detto che «l’Or­dine francescano non può non essere un Ordine mariano; francescanità e marianità non si possono mai separare, così come san Francesco e Santa Maria degli Angeli non si possono mai separare»[17].

San Bonaventura, il Dottore Serafico, presenta bene la marianità ab origine dell’Ordine Serafico spiegando che a Santa Maria degli Angeli, «Nella Chiesa della Vergine Madre di Dio, dimorava, dunque il suo servo Francesco e supplicava insistentemente con gemiti continui Colei che concepì il Verbo pieno di grazia e di verità, perché si degnasse di farsi sua avvocata. E la Madre della misericordia ottenne con i suoi meriti che lui stesso concepisse e partorisse lo spirito della verità evangelica»[18]. Si potrebbe dire, dunque, che il Serafico Padre san Francesco ha impersonato, in certo senso, l’Immacolata nella sua Maternità feconda della “verità evangelica”.

Per questo, è stato anche scritto come appaia ben evidente che «il Voto mariano è una grazia speciale scaturita dal Cuore stesso della Madre e Mediatrice di tutte le grazie»[19] e che il Voto mariano, nella sua trama interna, «prevede un itinerario che parte dall’offerta di sé e tende verso la mistica identificazione con l’Immacolata stessa»[20], coronandosi, infine, con la più perfetta e totale cristificazione, termine ultimo della santificazione.

Possiamo e dobbiamo tutti ben meditare nel nostro intimo, quindi, per arrivare a scoprire e a capire in profondità che «il consacrato con il Voto mariano, identificato perfettamente all’Immacolata, realizza una cristificazione così piena e una cristiformità così perfetta da poter avere anch’egli, ora, «la faccia che a Cristo più s’assomiglia» – come dice Dante Alighieri, parlando della Divina Madre[21] –, avendo egli realizzato l’unione e la conformità di amore a Gesù più alta e sublime, quella stessa dell’Immacolata»[22].

A quali altezze, dunque, è capace di portarci il Voto mariano, se sap­piamo viverlo fedelmente! Esso non può non investirci di marianità den­tro e fuori. E per questo, infatti, la marianità non soltanto deve, ma non può non risaltare, con più “segni” visibili, in coloro che emettono il Voto mariano e sanno viverlo con fedele coerenza[23], ammettendo infine, con san Massimiliano, che «la consapevolezza di appartenere completamente all’Im­macolata ci riempie di gioia sconfinata» (SK 834).

 

  1. L’illimitatezza della consacrazione all’Immacolata: questo è l’ele­mento costitutivo più specifico del Voto mariano. Come è stato già scritto, «Nel suo significato più ovvio e fondamentale l’illimitatezza è la totalità di dedizione e di appartenenza all’Immacolata, che esclude ogni limite e riserva, ogni condizione e remora di qualsiasi genere…»[24]. Se nella defini­zione del Voto mariano è detto che il consacrato deve donarsi così illimitata­mente da arrivare a diventare “proprietà assoluta” dell’Imma­colata, è ovvio capire che per lui, in effetti, non dovrebbe va­lere nient’altro, ormai, che il «Deus meus et omnia!» di san Francesco d’Assisi, o l’esclamazione di san Massimiliano: «Immacolata mia e mio tutto, mio tutto!».

L’espressione “proprietà assoluta” dell’Immacolata, infatti, non si può ridurla a due parole di sonora retorica e basta, senza alcuna consistenza; al contrario, essa deve significare non soltanto il non avere o possedere nulla, ma, ancora più, il non essere nulla, e ciò «fino a perdersi tutto in Lei, fino a diventare non solo servo, non solo schiavo, ma anche “strumento”, “cosa”, fra le sue mani immacolate, e fino ad essere ridotto interamente a “nulla” per Lei e in Lei»[25].

«Il voler essere “nulla” è una sorta di vero, mistico “annientamento” per Lei e in Lei, e vorrebbe raggiungere quella che è stata la “kenosis” del Verbo fatto carne e diventato per noi “servo” (Fil 2,7), e vorrebbe imitare la “kenosis” dell’umanità di Cristo, priva persino di personalità umana propria. Ricordiamoci che in questo essere “nulla” si attua la parola dello Spirito Santo scritta dall’Apostolo: Dio ha scelto “le cose che non sono” (“ea quæ non sunt”, 1Cor 1,28) per confondere le cose che credono di avere consistenza (“ut confunderet ea quæ sunt”, 1Cor 1,29)»[26].

Per arrivare alla mistica identificazione con l’Immacolata è certamente necessaria l’illimitatezza nel donarsi e immolarsi, «passando attraverso le fasi ascetiche e mistiche delle purificazioni sia attive che passive, fino alla morte mistica dell’io nell’unione trasformativa e consumativa»[27], per poter essere suoi totalmente, interamente, incondizionatamente, irrevocabilmente.

È lo stesso san Massimiliano che ci dice queste cose con forza e pas­sione d’amore incontenibile all’Immacolata: «Siamo Suoi, dell’Imma­colata, illimitatamente Suoi, perfettamente Suoi, siamo quasi Essa stessa […]. Vo­gliamo essere fino a quel punto dell’Immacolata che non soltanto non ri­manga niente in noi che non sia di Essa, ma che diventiamo quasi annientati in Essa, cambiati in Essa, transustanziati in Essa, che rimanga Essa stessa» (SK 508).

E «a questo punto, ossia al terminale dell’ascesa spirituale, si può davvero dire che il consacrato con il Voto mariano è stato misticamente “annientato” nell’Immacolata e “transustanziato” nel­l’Immacolata, così che – parafrasando ciò che san Paolo dice nei riguardi dell’unione del cristiano con Cristo –, non vive più il consacrato con il Voto mariano, ma vive e rimane l’Immacolata, “Lei sola”, in lui»[28].

 

  1. La missionarietà: questa è la dimensione orizzontale, estesissima, del Voto mariano colto nella sua dinamica caritativa che ardirebbe addirittura commisurasi con quella stessa dell’Immacolata Madre Corredentrice universale e Mediatrice di tutte le grazie da donare agli uomini redenti in cammino salvifico verso il Regno dei Cieli.

Se il Voto mariano vissuto fedelmente è generatore di una santità sublime, proprio per questo è anche generatore della più estesa salvezza delle anime su tutto il pianeta terra, portando e donando al cuore di ogni uomo l’Immacolata, la Genitrice di Gesù, di Colui che è l’unico Salvatore di tutti. È sempre vero che «sublime santità e salvezza vastissima delle anime sono intrinsecamente legate, interdipendenti, cosicché l’una non può stare senza l’altra, e ambedue sono finalizzate alla massima gloria di Dio»[29].

Perché la missionarietà del Voto mariano è una missionarietà a tutto campo, senza confini né spazi ridotti? La risposta non può non essere piena di luce: perché la missionarietà del Voto mariano è la stessa missionarietà salvifica dell’Immacolata che è la Madre Corredentrice universale, è la Mediatrice di tutte le grazie. Per questo Ella, l’Immacolata, è la prima evangelizzatrice, è la Stella dell’evangelizzazione, è la  Regina delle Missioni.

È chiaro che il Voto mariano, vissuto fedelmente, senza riserve e indolenze, fa misticamente “impersonare” l’Immacolata, e la fa “impersonare” nel suo essere e nel suo operare: il suo essere è Immacolata Concezione, Maternità divina, Verginità perpetua, Assunzione in Cielo, Regalità celeste e terrestre; il suo operare è tutta la sua missione di  Corredentrice universale, Mediatrice di tutte le grazie, Rifugio dei peccatori, Aiuto dei cristiani, Avvocata dei disperati, con il dispiegamento del suo incommensurabile amore materno e premura materna per la salvezza dei peccatori, dei lontani da Dio, dei senza Dio.

La missionarietà del Voto mariano non può non portare in sé l’illimitatezza dell’amore alle anime da salvare in ogni angolo della terra, dal polo sud al polo nord, senza ritardi o remore di sorta, anche se ci fosse rischio grave di perdere la vita. Infatti, «in questa “illimitatezza” della donazione di sé è inclusa ed è presente ogni offerta di amore e di dolore del consacrato, senza esclusione o eccezione di sorta; è presente, perciò, l’offerta eroica di sé come missionario nelle terre infedeli, anche le più pericolose, l’offerta eroica di sé come “vittima” di espiazione e riparazione per la conversione e la salvezza delle anime, l’offerta eroica di sé anche al martirio violento e cruento (come è avvenuto a san Massimiliano ad Auschwitz)»[30].

Così scrive, infatti, san Massimiliano Maria Kolbe, esortando i consacrati all’Immacolata ad amare talmente le anime da essere disposti «a recarsi, per l’Immacolata, ovunque la santa Obbedienza li manderà, fosse pure alle missioni più dure e incontro ad una morte sicura» (SK 399), sempre «pronti per l’Immacolata ad andare dove e quando i Superiori li invieranno, senza riguardo alle difficoltà e ai pericoli» (SK 392); e a chi non fosse possibile recarsi fisicamente nelle missioni “Ad gentes” resta sempre la grande possibilità di farsi colà presente e operante con la preghiera e con i sacrifici affinché l’Immacolata possa entrare nei cuori infedeli, afferma san Massimiliano, per «partorire ivi il dolce Gesù, Dio, e farlo ivi crescere fino all’età perfetta. Che bella missione!» (SK 508)[31].

 

 

Vita di “consacrazione all’Immacolata”

                    

Tre sono i più noti Atti di consacrazione alla Madonna: quello di san Luigi Maria Grignion da Montfort (la “schiavitù”), quello del beato Guglielmo Chaminade (la “pietà filiale”) e quello di san Massimiliano Maria Kolbe (essere “cosa e proprietà dell’Immacolata”). Il più radicale dei tre Atti di consacrazione si presenta quello di san Massimiliano Maria Kolbe.

Si tenga presente, in ogni caso, che qui si parla di “Atto di consacrazione soltanto impropriamente. È facile rendersi conto, infatti, che la consacrazione all’Immacolata non consiste in un “Atto”, ma in una “vita” di consacrazione all’Immacolata, così come l’Atto del Battesimo o l’Atto della Professione religiosa non significano un semplice “Atto”, ma significano l’Atto dell’inizio di un’intera “Vita cristiana” e di un’intera “Vita religiosa”, da vivere fino alla morte.

Con la consacrazione all’Immacolata, in effetti, come insegna il Montfort, noi consacriamo a Maria:

 

  1. «Il corpo con tutti i sensi e le membra;
  2. l’anima con tutte le sue potenze;
  3. i beni esteriori, presenti e futuri; i beni spirituali ed interiori che sono i meriti, le virtù, le buone opere passate, presenti e future;
  4. tutto quello che abbiamo nell’ordine della natura e della grazia e tutto ciò che potremo avere in seguito nell’ordine della grazia e della gloria e ciò senza alcuna riserva […] per tutta l’eternità»[32].

 

Con il Voto di consacrazione all’Immacolata, dunque, è tutto l’essere del consacrato che nel suo vivere quotidiano deve essere informato della grazia della consacrazione all’Immacolata, eliminando tutto ciò che sia disdicevole alla sublime santità e immacolatezza della Madonna, operando egli con la conformità piena a Lei in tutto e per tutto, ossia nel pensare e nel ragionare, nel volere e nell’agire, nel gioire e nel soffrire: tutto deve essere marianizzato, possiamo dire, per cui nulla può essere sottratto al governo diretto dell’Immacolata[33]. Purtroppo – si deve pur dirlo –, non è facile arrivare a questa consapevolezza della vita di consacrazione mariana che deve essere una vita donata, tutta dipendente dall’Immacolata e gestita interamente dall’Immacolata[34].

Volendo schematizzare, per vivere più ordinatamente la consacrazione all’Immacolata, nella sua integrità e perfezione, basterebbe proporsi l’impegno molto semplice – ma anche molto sostanziale –, di imparare a vivere in tutto e per tutto “come l’Immacolata”, “come Lei”, chiedendosi quindi continuamente: come penserebbe Lei? come parlerebbe Lei? come agirebbe Lei? come soffrirebbe Lei? e così via… In questo caso, grande sa­rebbe il vantaggio dello sforzo di imitare le virtù della Madonna, diven­tando quindi – come dice san Massimiliano – «sempre più simili all’Imma­colata […] sempre più  – come Lei –  immacolati» (SK 757)[35].

Non meno utilmente, tuttavia, per vivere fruttuosamente la consacrazione all’Immacolata ci si può far aiutare da quella quadruplice formula insegnata da san Luigi Maria Grignion da Montfort, e ripresa anche da san Massimiliano M. Kolbe[36], ossia: «Fare tutte le azioni per mezzo di Maria, con Maria, in Maria e per amore di Maria». In questa quadruplice formula possiamo cogliere, in certo senso, l’itinerario ascetico-mistico del Voto mariano vissuto da ogni consacrato nel suo  specifico stato di vita religiosa o secolare.

 

 

“Fare tutto per mezzo di Maria”

Se la Madonna è la Madre di ogni grazia, Ella deve essere il motore del mio agire sempre secondo la grazia e non secondo la natura o se­condo la carne o secondo il mondo: ho bisogno della “grazia” per com­portarmi secondo la legge dell’amore divino e non secondo la legge dell’istinto egoistico che purtroppo è sempre presente in me. La Madre di ogni grazia è quindi la più sicura garanzia dell’operare santamente fa­cendo tutto “per mezzo di Lei”.

San Massimiliano ha scritto questo pensiero sublime che riflette tutta la sua anima impegnata ad operare tutto per mezzo dell’Immacolata: «Ella prenda sempre più possesso della nostra anima, si impadronisca totalmente di essa e in essa e per mezzo di essa Ella medesima pensi, parli, ami Dio e il prossimo e agisca» (SK 1211).

Scrive molto bene il Ragazzini dicendo che quando agisce “per mezzo di Maria”, il consacrato a Lei vuole «mettersi nelle mani di Maria come un pennello nelle mani dell’artista, come un organo nelle mani del musicista, come una pietra lanciata nel mare e da esso assorbita»[37]: queste sono splendide immagini e riferimenti concreti all’agire umano trasfigurato in grazia dalla Divina Madre di ogni grazia. San Massimiliano si serve anche lui delle significative immagini dello “scalpello”, del “pennello” del “volante”, della “penna” fra le mani… dell’Immacolata[38].

 

        ESEMPI: santa Veronica Giuliani, san Massimiliano M. Kolbe e il venerabile padre Gabriele M. Allegra.

Tutto l’agire di santa Veronica era legato alla Madonna e condotto dalla Madonna, come riferisce la Santa: «Se mi metto a lavorare, se vado a mensa, se vado a riposarmi, in tutte le mie opere Ella mi è guida e maestra. Parmi sentirla sempre appresso di me, che come fedelissima madre mi insegni il modo di operare in tutto».

San Massimiliano si serviva di piccoli segni molto significativi per fare tutto per mezzo di Lei: così, ogni sera, prima del riposo egli metteva l’orologio e gli occhiali ai piedi della statuina dell’Immacolata sul comodino, per significare che tutto il suo tempo (l’orologio) e il suo spazio (gli occhiali) erano affidati e legati a Lei!

Il venerabile padre Gabriele M. Allegra così scriveva in una lettera: «Spesso sento che la Madonna dirige dolcemente la barchetta dell’anima mia […]. A me non resta che abbandonarmi»[39].

 

 

Fare tutto con Maria”

Qui vale soprattutto la verità della “presenza” dell’Immacolata a concorso e sostegno del consacrato, affinché sia capace di agire compiutamente evitando con facilità ogni difetto nell’esercizio e nella pratica delle virtù cristiane. Imparando a “fare tutto con Maria” succede che via via il consacrato viene configurato sempre più e sempre meglio a Colei che ha «la faccia che a Cristo più s’assomiglia», come canta Dante Alighieri nella Divina Commedia[40].

Quale conforto avere sempre vicina la Divina Madre con cui operare fecondamente per il bene nostro e degli altri, e quale grazia trovarsi sempre in comunione con Lei nel pensare e nell’amare, nel riflettere e nel decidere, nell’operare e nel prodigarsi, non sentendosi mai soli né isolati poiché si è sempre “con Lei”, vedendola non con gli occhi di carne, ma con «gli occhi del cuore!», come dice san Paolo (Ef 1,18)!

San Massimiliano presenta la dinamica del Voto mariano precisamente sotto l’aspetto della attiva “presenza” e del pieno “possesso” – da parte della Madonna – di ogni consacrato a Lei, poiché Ella «penetra la nostra anima – scrive il Santo – e ne dirige le facoltà con un potere illimitato. Noi apparteniamo davvero a Lei. Perciò siamo sempre e dovunque con Lei…» (SK 461)[41].

 

 

        ESEMPI: san Massimiliano Maria Kolbe, san Pio da Pietrelcina.

Riguardo a san Massimiliano basti ricordare qui la sua “amatissima idea fissa: l’Immacolata”, per capire quanto costantemente egli vivesse con l’Immacolata, e l’Immacolata con lui! Egli non poteva più non pensare all’Immacolata. Una volta capitò che, durante un lungo viaggio in mare, spossato oltre i limiti, «unico sollievo – scrive egli stesso – era l’invocazione mentale frequente, e molto frequente, del Santissimo Nome di Maria. Può darsi – rileva! – che nel delirio della febbre qualche volta io mi sia dimenticato anche questo…» (SK 503).

San Pio da Pietrelcina viveva pressoché costantemente con la Madonna vicina, se poteva dire e anche scrivere: «La Mammina… è sempre con me»; e quando un confratello chiese a Padre Pio se la Madonna gli era mai apparsa nella cella, il Padre rispose subito: «Chiedimi piuttosto se la Madonna sia mai andata via dalla mia cella!…»[42].

 

 

Fare tutto in Maria

Fra tutte le espressioni, questa è certamente la più alta e la più intima, capace di trasportarci nella stessa realtà sublime dell’Immacolata, mistico Paradiso di Dio. Vivere nell’Immacolata comporta una profondità e intimità di unione con Lei spinte fino all’inseparabilità dall’influenza della sua azione materna di possesso e di governo del nostro essere “di Lei”, della nostra anima resa interamente “mariaforme”, per poter conseguire la più perfetta e sublime “cristiformità”, che è quella stessa dell’Immacolata.

C’è da riflettere attentamente, infatti, che per la grazia del Voto mariano il consacrato a Lei «si è gettato nella stessa forma che ha formato Gesù», insegna bene il Montfort[43], potendo diventare, in tal modo, Gesù “al naturale”, ossia «il ritratto naturale del suo divin Figlio», fatto da Maria Semprevergine[44].

«Così si diventa una sola cosa con la Vergine – scrive il Ragazzini – “Lei in me ed io in Lei”. I due termini, correlativi, si compenetrano e si completano»[45]. Essenziale, tuttavia, per “fare tutto in Maria”, è il raccogli­mento interno sempre più attento e intenso, come insegna ancora il Mon­tfort[46], affinché l’itinerario mariano di crescita e maturazione nell’unione più intima possa svolgersi rapidamente fino all’esperienza della Maternità mistica di Maria, che è sempre in azione quale Formatrice di tutti i Santi.

San Massimiliano, infatti, molto spesso esorta al raccoglimento più intimo in Maria, spinto fino ad una vera e propria “sparizione” di se stesso in Lei. Proprio così, di fatto, egli ha scritto: «Scompariamo in Lei! Che rimanga Lei sola…» (SK 508), poiché «L’essenza […] è annientare se stessi e diventare Lei» (SK 579). E san Luigi Maria Grignion spiega gli effetti di questo “perdersi” in Maria, affermando che chi interamente si dona alla Madonna avrà la grazia che anche la Madonna «si dà pure interamente e in un modo ineffabile a Colui che le dà tutto. Essa lo immerge nell’abisso delle sue grazie, l’adorna con i suoi meriti, lo sostiene con la sua potenza, lo illumina con la sua luce, lo infiamma del suo amore, gli comunica le sue virtù… e in tal modo avviene che quanto questa persona consacrata è tutta di Maria, Maria è pure tutta di quest’anima»[47].

 

 

Fare tutto per amore di Maria

La maturazione del consacrato nell’amore alla Madonna, se coltivata fedelmente, non può che convergere sempre più in estensione e in altezza nel dono più amoroso di tutto se stesso a Lei, lavorando e sacrificandosi per la sua gloria di Madre e Regina del-l’universo. Ha scritto bene il Montfort affermando che nell’esperienza sempre più intensa della consacrazione mariana si arriva al punto di non poter più lavorare che «per Lei, per il suo profitto e alla gloria di Lei come fine prossimo, alla gloria di Dio come fine ultimo»[48].

Bisogna farsi condurre dall’amore per Lei in tutto il nostro pensare e operare, in tutto il nostro donarci e soffrire, e soprattutto nel nostro sacrificarci e immolarci senza riserve: il suo amore materno allora ci penetra e ci accende, ci avvolge e ci spinge, trasportandoci, attraverso le più elevate purificazioni passive e le ineffabili trasfigurazioni, nel seno stesso della Santissima Trinità, terminale eterno nel Regno dei cieli.

 

        ESEMPI: san Massimiliano Maria Kolbe e san Pio da Pietrelcina.

«L’amore più grande», di cui parla Gesù (Gv 15,13) è sempre quello di chi sacrifica la propria vita: è l’amore del Redentore crocifisso, è l’amore della Corredentrice dall’anima trapassata. Così, possiamo pensare all’amore più grande di san Massimiliano Maria Kolbe che immola se stesso nel Bunker della fame ad Auschwitz, senza alcuna reazione ai trattamenti bestiali che riceveva: tutto egli offriva all’Immacolata soffrendo, pazientando, sopportando, dicendo ai compagni di sventura: «Tutto è per la Mammina!».

Ugualmente, san Pio da Pietrelcina, quando fu privato della facoltà di confessare e segregato nella Cappellina del Convento per celebrare da solo la Santa Messa, ascoltò in silenzio il decreto dell’ingiusta condanna, dicendo alla fine: «Fiat voluntas Dei», recandosi subito in Coro a pregare con i suoi occhi fissi negli occhi della Madonna delle grazie!

 

 

Gli obblighi del “Voto Mariano”

 

È ovvio che il Voto di consacrazione, in quanto “voto”, non può non comportare obblighi da osservare affinché dia i frutti corrispondenti alla sua importanza e preziosità.

Per questo, noi non ci si può non chiedere: quali sono gli obblighi concreti del Voto mariano?

A questo riguardo è bene rispondere distinguendo anzitutto gli obblighi cosiddetti generali per tutti i battezzati, da quelli particolari per categorie di persone.

Gli obblighi generali per tutti i battezzati sono questi:

–    osservare i Comandamenti di Dio, evitando ogni peccato, specialmente “mortale”;

–    osservare i Precetti della Chiesa e seguire gli insegnamenti del Vicario di Cristo;

–    vivere sempre in “grazia di Dio”, pregando, accostandosi e ricevendo i Sacramenti;

–    tendere alla Santità, che è Volontà imperativa di Dio per tutti: «Estote perfecti» (Mt 5,48);

–    essere devoti della Madonna, nostra Madre, Maestra e Guida.

 

Gli obblighi particolari, invece, sono legati ai singoli e diversi stati di vita, ossia:

– stato di vita sacerdotale, che obbliga al compimento degli specifici doveri sacerdotali, necessari per realizzare la santità sacerdotale, come quella di tutti i sacerdoti Santi (ad esempio, del Santo Curato d’Ars);

– stato di vita religiosa, che obbliga i consacrati all’osservanza perfetta della forma di vita regolare, come quella, ad esempio, di san Francesco e santa Chiara d’Assisi, di san Luigi Gonzaga e santa Bernardetta Soubirous;

– stato di vita matrimoniale, che obbliga alla fedeltà agli impegni coniugali e ai doveri verso i figli e la famiglia: ad esempio dei genitori di santa Teresina o dei beati coniugi Luigi e Maria Beltrame-Quattrocchi;

– stato di vita laicale, che obbliga ai doveri professionali nello svolgimento della propria attività di lavoro, sull’esempio del medico san Giuseppe Moscati o dei bambini pastorelli come i beati Francesco e Giacinta di Fatima.

Essere obbligati al compimento esatto dei propri doveri di stato vale, dunque, per tutti i fedeli di ogni popolo e nazione, di ogni età e sesso, di ogni cultura e mentalità, di ogni ceto e categoria sociale, di ogni professione e lavoro: nessuno è escluso dal dovere di santificarsi per raggiungere la beatitudine eterna del Regno dei Cieli (in caso diverso, toccherà o il Purgatorio, magari lunghissimo, o addirittura l’inferno eterno!).

 

 

*   *   *

 

A questo punto, però, possiamo e dobbiamo interrogarci: oltre tutti gli obblighi generali e particolari che abbiamo come fedeli, quali sono, ora, gli obblighi specifici legati al Voto mariano di consacrazione illimitata all’Immacolata?

 

  1. Una prima risposta in senso più generale, tutta teologico-mistica, è questa: gli obblighi del Voto mariano di consacrazione illimitata all’Imma­colata sono questi:

        Transustanziarsi nell’Immacolata, facendo proprio l’essere e l’operare dell’Immacolata (ossia, la vita cristiana “mariaforme”), per conseguire la suprema conformità a Cristo (ossia, la vita cristiana “cristiforme”), che è quella stessa dell’Immacolata, vertice assoluto della Santità divina in una persona umana.

 

Scomponiamo brevemente questa risposta sostanziale molto densa.

  • Transustanziarsi nell’Immacolata”: significa che la consacrazione all’Immacolata, in quanto “i l l i m i t a t a”, comporta la dedizione più totale e radicale, per appartenere all’Immacolata quale sua “proprietà assoluta” nell’unione d’amore divino che porta e arriva fino alla mistica identificazione con Lei, transustanziandosi appunto in Lei.

 

  • Fare proprio l’essere e l’operare dell’Immacolata” (vita “mariaforme”): significa fare propria anzitutto la sua immacolatezza tutta grazia e niente peccato, tutta candore e niente ombra, tutta amore divino e niente polvere di egoismo; fare propria, poi, l’eroicità dell’Im­macolata nell’operare sempre santamente contro ogni difetto o debolezza, svolgendo la sua Missione materna di Corredentrice universale per la salvezza di tutti, con la pratica delle dodici virtù che costituiscono la perfetta vita cristiana “mariaforme”.

 

  • Per conseguire la suprema conformità a Cristo, che è quella dell’Imma­colata”: significa che l’imitazione dell’Immacolata nel suo “es­sere” e nel suo “operare” porta alla somiglianza e alla identifica­zione con Lei che è la “matrice” di Cristo, che “ha fatto” Cristo, il “Primogenito” («factum ex muliere»: Gal 4,4), e che fa tutti i “fra­telli” del «Primogenito» (Rm 8,29), donando a loro la più perfetta vita “cristiforme”.

 

  • L’Immacolata, vertice assoluto della Santità divina in una persona umana”: significa che per tutto quanto detto, l’Immacolata, unico vertice assoluto della Santità divina in una persona umana, ha «la faccia che a Cristo più s’assomiglia» (come dice l’Alighieri), e proprio Ella dona quella stessa “faccia” a chiunque viva fedelmente e interamente il Voto mariano della consacrazione illimitata a Lei, sia come Missionario dell’Immacolata Mediatrice (quale membro della MIM), sia, e soprattutto, come Terziario francescano dell’Immacolata (quale membro del TOFI).

 

  1. Una seconda risposta in senso più pratico e particolareggiato è questa: gli obblighi legati al Voto mariano di consacrazione all’Immacolata, secondo l’ortoprassi dei nostri Santi – alla scuola, soprattutto, di san Francesco e santa Chiara, di san Massimiliano Maria Kolbe e san Pio da Pietrelcina –, riguardano e impegnano soprattutto la mente, il cuore e la volontà di chi ha il Voto mariano, rifacendoci, per questo, a quel magnifico trittico che ha scolpito particolarmente san Massimiliano Maria Kolbe nel suo essere e operare:

 

– l’Idea fissa dell’Immacolata: nella mente;

– l’Amore folle all’Immacolata: nel cuore;

– l’Azione febbrile per l’Immacolata: nella volontà.

 

Punto per punto, questo magnifico trittico della vita di consacrazione illimitata all’Immacolata non può non scolpirsi in chi vuole vivere fedelmente, senza compromessi o riserve, l’intero contenuto vitale del Voto mariano.

Sia ben chiaro, tuttavia, che chi fa il Voto mariano non si può dire che venga a trovarsi “ipso facto” in uno stato di perfezione già acquistata”, ma in uno stato di perfezione da acquistare”, ossia che è obbligato ad acquistare, o – più esattamente ancora –, che si è lui stesso obbligato ad acqui­stare (questo è, propriamente, il classico “status perfectionis acquiren­dæ” della vita religiosa!)[49].

 

 

  1. L’Idea fissa: l’Immacolata

Orbene, chi fa e chi ha già il Voto mariano è dunque obbligato anzitutto a dare sempre più stabile dimora, nella sua mente, a quella Idea fissa dell’Immacolata che aveva san Massimiliano M. Kolbe. Benissimo: ma come si arriva a tanto?

Rispondiamo: anzitutto, si arriva con la conoscenza dell’Immacolata.

Ovviamente, non può trattarsi di una conoscenza superficiale, sentimentale, approssimativa, futile e fragile. Al contrario, deve trattarsi di una conoscenza seria e approfondita, che esige lettura, ascolto, studio e meditazione sulla persona di Maria Santissima e sulla sua Missione di Madre Corredentrice e Mediatrice di tutte le grazie.

Il Voto mariano, infatti, comporta certamente l’obbligo della costante formazione mariana, e per questo è necessario appuntarci in particolare su ciò che riguarda sia l’ascolto che la lettura-meditazione mariana.

         

*   I n   a s c o l t o

È chiaro che le sedi per l’ascolto necessario alla formazione mariana sono certamente due: il Cenacolo MIM e i luoghi per i Ritiri-Esercizi, raduni, incontri MIM, che si tengono periodicamente od occasionalmente lungo l’anno. Si sa, infatti, che in queste sedi, di solito, si può coltivare più agevolmente la formazione mariana a livello sempre più intenso, vasto ed elevato. Ne consegue, quindi, che soprattutto chi ha già fatto e chi sta per fare il Voto mariano (e anche chi vuole prepararsi a farlo), deve avvertire l’obbligo di non perdere mai quell’ascolto, partecipando sempre agli incontri o raduni MIM. È da ritenersi necessario questo serio impegno personale a riguardo della continua formazione mariana, partecipando sempre ad ogni incontro o raduno della MIM, non sottraendosi quindi mai al compimento di tale obbligo preciso, oltre che importante (salvo eccezioni o casi di gravi necessità)[50].

 

*   L e t t u r a-M e d i t a z i o n e

Ugualmente necessarie, inoltre, sono la lettura e la meditazione su tutto ciò che riguarda il mistero di Maria da conoscere e approfondire sempre più. L’obbligo della formazione mariana non può non comportare la scelta di uno spazio giornaliero – potremmo dire, di un’ora sulle ventiquattr’ore del giornoda dedicare alla lettura-meditazione mariana. Ricordiamoci che la lettura spirituale e la meditazione sono sorgenti di luce per conoscere le cose divine e approfondire la nostra vita di fede a sostegno del Voto mariano.

Libri mariani, testi di meditazioni mariane – a cominciare dalla Mariologia biblica e dagli scritti di san Bernardo da Clairveaux, san Luigi Maria Grignion da Montfort, sant’Afonso Maria de’ Liguori, san Massimiliano Maria Kolbe, oltre le vite della Madonna – sono materia prima della conoscenza della Madonna per poterla ammirare e amare sempre più. Ci sono poi i numerosi libri di Casa Mariana Editrice, gli opuscoli, i quaderni e le riviste mariane a più livelli, sia di alta Teologia mariana che di media e di semplice volgarizzazione per tutti.    

Non è difficile capire che la formazione della mia Idea fissa sull’Im­macolata, come esige il Voto mariano, ha necessità di questi supporti dati dalle letture e dalle meditazioni mariane, se voglio fare sul serio. Di fatto, se noi pensiamo ben poco alla Madonna, rispetto all’Idea fissa di san Massimiliano, uno dei motivi principali è proprio quello della scarsità di impegno giornaliero nell’applicarci alla lettura-meditazione mariana (e magari si perde tempo dietro giornali, telefonate, spettacoli in Tv…). Credo, perciò, che il proposito di un’ora giornaliera da impegnare per la lettura-meditazione mariana debba costituire uno degli obblighi primari per la mia formazione mariana secondo il Voto mariano.

 

 

  1. L’Amore folle all’Immacolata

Quali sono le esigenze dell’amore, subito dopo la conoscenza? La risposta non può che essere semplice e rapida, in base all’esperienza comune. Le esigenze dell’amore, dunque, sono queste: l’incontro e la dedizione reciproca, l’unione fino all’identificazione. Così si esprime san Paolo nei riguardi di Cristo conosciuto e amato fino al «mihi vivere Christus est» («il mio vivere è Cristo»: Fil 1,21) e al «vivo ego, iam non ego: vivit vero in me Christus» («non vivo più io, ma Cristo vive in me»: Gal 2,20).

Un breve esame delle esigenze dell’amore nei riguardi della Madonna.

 

*   L’incontro e la dedizione reciproca

È ovvio che l’incontro e la dedizione con l’Immacolata avvengono soprattutto nella preghiera. La meditazione giornaliera, in particolare, dona la luce della conoscenza che penetra sempre più nell’anima facendo crescere, man mano, l’ammirazione e la lode, l’amore e l’incanto per la santità, le virtù, la bellezza, la potenza, la sublimità della Madre di Dio e Madre nostra.

Fin dal mattino, quindi, con la levata senza pigrizie, chiedendo la Benedizione alla Madonna bisogna avviare l’incontro con Lei, continuando quindi con le Preghiere del mattino, in particolare le preghiere mariane dell’Angelus e della rinnovazione dell’Atto di consacrazione all’Immacolata, seguito, possibilmente, dalla meditazione, e magari dalla Santa Messa, Comunione e Ringraziamento: tutto ciò, per far sì che il nostro essere e operare possa meglio conformarsi all’essere e operare dell’Immacolata, iniziando quindi a fare subito ogni cosa “per mezzo di Lei, con Lei, in Lei, per amore di Lei[51].

Durante il giorno, poi, per l’incontro-colloquio frequente con l’Im­macolata dovremmo ricordare, oltre la preghiera del Rosario intero, la raccomandazione di san Massimiliano che dice: «Intrattieniti spesso con l’Immacolata, conversa spesso con Lei, soffermati spesso a tu per tu con Lei, e diverrai sempre più simile a Lei» (SK 1367).

 

*  L’unione e l’identificazione

Il Voto mariano non può non comportare questa esigenza d’amore che deve animare il nostro cuore di ora in ora, e crescere di continuo per poter arrivare alla “follia d’amore” di san Massimiliano, evitando quindi ogni dispiacere anche minimo alla Divina Mamma, conformandoci in­vece e assimilandoci sempre più a Lei con la pratica delle sue virtù.

Dovremmo sforzarci di tener sempre presente in noi ciò che dice san Massimiliano: «Ecco il nostro ideale. Avvicinarsi a Lei, renderci simili a Lei, permettere che Ella prenda possesso del nostro cuore e di tutto il nostro essere, che Ella viva ed operi in noi…» (SK 1210). La Transustanziazione nell’Imma­colata, in effetti, è opera soprattutto del cuore. La Serva di Dio suor Lu­cia di Fatima spiega bene il rapporto fra la Transustanziazione nella con­sacrazione eucaristica e nella consacrazione mariana: «Come nella consacra­zione eucaristica “il pane e il vino si convertono nel corpo e sangue di Cristo, così nella consacrazione mariana noi “siamo assorbiti con l’essere vitale nel cuore di Maria”»[52]; e san Massimiliano poteva dire infatti di sé: «L’Immaco­lata mi ha dato ospitalità nella casa del suo Cuore Immacolato» (SK 440), e per amare Gesù all’apice dell’amore, è proprio dal Cuore Imma­colato che il nostro cuore, dice san Massimiliano, «deve attingere l’amore verso di Lui, anzi amarlo con il cuore di Lei e diventare simile a Lui per mezzo dell’amore» (SK 1295)[53].

 

 

 

 

  1. L’Azione febbrile per l’Immacolata

A chi nutrisse la tentazione di pensare che il Voto mariano sia fatto per la vita solo contemplativa, maldisposto, quindi, nei riguardi della vita di apostolato attivo e missionario, sarebbe bene ricordare che san Massimiliano, al contrario, tentò di introdurre il quarto Voto di consacrazione all’Immacolata nella comunità dei suoi frati in Giappone soprattutto a vantaggio e a sostegno della più estesa missionarietà, per poter, in tal modo, impiantare molte Missioni nelle terre più bisognose.

Nella sua dimensione apostolica, quindi, il Voto mariano è legato alla Missione salvifica dell’Immacolata che è la Mediatrice universale di ogni grazia per tutti gli uomini bisognosi di salvezza. Per questo nell’Atto di consacrazione quotidiano si chiede all’Immacolata: «Concedimi di condurre a te il mondo intero», pronti a non rifiutare alcun sacrificio, pronti ad usare ogni mezzo possibile.

 

*  “Noi siamo per l’offensiva

Questo era il motto di san Massimiliano, e questo deve essere il motto del Voto mariano, poiché «difendere la religione è per noi troppo poco» (SK 206), vedendo il male che ci circonda e che avanza: «Di fronte agli attacchi tanto duri dei nemici della Chiesa di Dio è lecito rimanere inattivi? Ci è forse lecito lamentarci e versare lacrime soltanto? No affatto – afferma con vigore san Massimiliano –. Ricordiamoci che al giudizio di Dio renderemo stretto conto non solamente delle azioni compiute, ma Dio includerà nel bilancio anche tutte le buone azioni che avremmo potuto fare, ma che in realtà avremo trascurato. Su ciascuno di noi pesa il sacrosanto dovere di metterci in trincea e di respingere gli attacchi del nemico con il nostro petto» (SK 1023).

 

*   La scelta dei mass-media

Una “scelta di campo” per l’apostolato fu la decisione, presa da san Massimiliano, di adoperare anche i mezzi più moderni di apostolato per un’evangelizzazione di massa attraverso la stampa e la radio (e oggi possiamo aggiungere: la Televisione, i Satelliti, l’Internet…). Davvero “febbrile” doveva essere l’ardore di san Massimiliano quando scriveva, ad esempio, che lo scopo apostolico non deve essere soltanto «difendere la fede e contribuire alla salvezza delle anime, ma con un attacco ardito, non badando a se stessi, conquistare all’Immacolata un’anima dopo l’altra, un avamposto dietro l’altro, inalberare il suo vessillo sulle case editoriali dei quotidiani, della stampa periodica e non periodica, delle agenzie di stampa, sulle antenne radiofoniche, sugli istituti artistici e letterari, sui teatri, sulle sale cinematografiche, sui parlamenti, sui senati, in una parola dappertutto su tutta la terra; inoltre vigilare affinché nessuno riesca a rimuovere questi vessilli» (SK 199).

Interroghiamoci: al riguardo, quale è la situazione dei nostri Cenacoli MIM, oggi, e in particolare per coloro che hanno già il Voto mariano? Con qualche eccezione, sembra che la risposta debba essere quella di una certa lentezza indolente negli impegni o iniziative da prendere, di una certa passività nel subire la situazione attuale di inefficienza, forse un mancato o ben debole interesse per l’Ideale del Voto mariano, sopraffatto da tutt’altri interessi personali o di famiglia. Dovremmo ben sforzarci, a questo punto, di far risuonare in noi il grido di san Massimiliano contenuto in tre brevi parole: «Diamoci da fare!… Diamoci da fare!… Diamoci da fare!…» (SK 1019).

 

 

Conclusione: La  “S C A L A   B I A N C A”

 

Ci sia di incoraggiamento e sostegno il fatto che il Voto mariano è stato giustamente assimilato alla “Scala Bianca” della visione di frate Leone, descritta nei Fioretti di san Francesco.

Per santificare noi stessi, per salvare e santificare gli altri, il Voto mariano di consacrazione all’Immacolata, alla scuola di san Massimiliano M. Kolbe – come già a quella di san Luigi Maria Grignion da Montfort – è la via «più facile, più rapida e più sicura» (SK 542), è davvero la “Scala Bianca” francescana capace di farci salire alla Santità «più facile e più sublime», trasfigurati nell’Immacolata, la “Vergine fatta Chiesa” (come dice san Francesco d’Assisi), per la salvezza del mondo intero.

 

E concludo così:

        Francescani dell’Immacolata (frati e suore), Terziari Francescani dell’Im­macolata, Missionari dell’Immacolata Mediatrice con il “Voto mariano”, per scuoterci e animarci, ricordiamo bene il mandato di san Massimiliano Maria Kolbe:

 

 

«SIAMO PER L’OFFENSIVA… DIAMOCI DA FARE…»

PER PREPARARE E AFFRETTARE AL PIù PRESTO

IL “TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA”!

[1] Questi tre passaggi o “stadi” si potrebbe anche dire che siano analoghi ai classici tre gradi della vita spirituale degli incipienti, dei proficienti e dei perfetti (cf Saudreau, I gradi della vita spirituale, Milano, Vita e Pensiero, 1937, vol. II).

[2] Cf S. Ragazzini, Maria vita dell’anima. Itinerario mariano alla Santissima Trinità, Casa Mariana Editrice, Frigento 1984, pp. 244-247 (in particolare a p. 245).

[3] Op. cit., l. c.

[4] Ibidem. Che non sia questo, purtroppo, il caso della nostra Consacrazione all’Imma­colata? È un esame di coscienza necessario, questo. Con la Consacrazione all’Imma­colata, infatti, se vissuta con sincerità, è l’intera attività dell’anima nel suo pensare, ricordare, volere, sentire, agire, che viene impegnata, per poter vivere l’unione con la Madonna, l’appartenenza reale a Lei. L’esercizio generoso e fedele nel vivere la consacrazione, di fatto, non può non tendere via via a fissare anzitutto la mente e la memoria nella Madonna, preparando e maturando in tal modo quella tensione-ri­cordo che nella fase mistica della vita spirituale diventa pensiero conti­nuo, memo­ria incessante, preghiera pressoché ininterrotta. Tale era, in effetti, l’idea fissa di san Massimiliano Maria Kolbe, il quale non poteva più non pensare, ricor­dare, invo­care di continuo l’Immacolata, divenuta la sua «amatissima idea fissa» (in Scritti di Massimiliano Kolbe, Roma 1997; citeremo sempre in sigla: SK 325).

Ugualmente, l’attività dell’anima consacrata alla Madonna, nel suo volere, amare e sentire, vivendo l’unione con la Madonna, accende via via il cuore di affetti anche brucianti che non danno più sosta all’anima portandola, nella fase mistica, alla cosiddetta “follia d’amore”, che si traduce nella piena e perfetta unione della volontà propria con la volontà della Madonna, in obbedienza continua alla sua volontà che è la Volontà di Dio espressa attraverso i doveri di stato e gli impegni della vita di ogni giorno. Come scrive il Ragazzini: «La pratica è molto semplice. I Religiosi e le Religiose conoscono la volontà di Maria attraverso i loro voti, le loro Costituzioni, la voce e i desideri dell’Autorità. Momento per momento. Per tutta la vita. I fedeli sanno di compiere la volontà di Maria con la fedeltà ai loro doveri di stato, col seguire generosamente le ispirazioni interiori, con la più assoluta dipen­denza dal proprio confessore» (op. cit., p. 246).

Ugualmente, infine, l’attività del consacrato alla Madonna, nel suo agire e operare anche all’esterno, si fa generosa e intensa, si fa “azione febbrile”, che non ammette lentezze o ritardi, che non vuole riposi o rimandi, che è spinto, al contrario, dalla urgenza impellente di correre in aiuto, di salvare e sostenere chi ha bisogno: questa è la legge dell’amore che urge e fa pressione contro ogni indolenza: «Charitas Christi urget nos» (2Cor 5,14).

[5] Ivi, p. 245. Si potrebbe anche distinguere, semplificando, tra la vita di “unione ascetica” con la Madonna e la vita di “unione mistica” con la Madonna, con la differenza, appunto che la prima – come spiega il Ragazzini –, «è piuttosto acquisita ed attiva, l’altra quasi del tutto comunicata e passiva» (op. cit., p. 247).

[6] Sulla vita di consacrazione alla Madonna, ha sempre il primato, su tutti, l’aureo Trattato della vera devozione a Maria di san Luigi Maria Grignion da Montfort. Immensa è comunque la bibliografia sulla Consacrazione mariana. Più vicini al nostro particolare interesse, tuttavia, sono i recenti studi del padre A. M. Apollonio, La Consacrazione a Maria, in Immaculata Mediatrix, I (2001) n. 3, pp. 49-101; Maria Santissima nella storia e nella spiritualità dei Francescani dell’Immacolata, in Immaculata Mediatrix, IV (2004) 213-239, 379-436.

[7] Sul Voto mariano si vedano i due testi specifici: S. M. Manelli, Il Voto Mariano, Casa Mariana Editrice, Frigento 2008 (citeremo sempre quest’opera in sigla: VM con il numero marginale); Aa. Vv., Dossier sul “Voto mariano”, Casa Mariana Editrice, Frigento 2011. Per i membri del Terz’Ordine Francescano dell’Immacolata (TOFI) e dei Cenacoli “Missione dell’Immacolata Mediatrice” (MIM), si veda il Sentiero Mariano-Serafico, Casa Mariana Editrice, Frigento 2008.

[8] Ivi, p. 245.

[9] S. Ambrosius, Expositio in Lucam, I, II, n. 26; PL 25, 1562. Su questo delicatissimo punto si legga il lungo e documentato capitolo scritto da padre S. Ragazzini, La Madonna mi trasforma e mi identifica a se stessa (in op. cit., pp. 319-354).

[10] Riportato da M. Winowska, Storia di due corone, Roma 1952, p. 200.

[11] Vedere SK 395, 3398, 399, 402, 409, 412, 419, 492, 588, 653. Si chiama “Quarto voto”, nel senso che si tratta di un “voto” aggiunto ai classici tre “voti” costitutivi della vita religiosa (obbedienza, povertà, castità), che può essere chiamato anche “voto di sostegno” o “voto di garanzia”, ecc. (cf Suor M. M. Prassino, Un nuovo “dono” nel Mistero della Chiesa, Casa Mariana Editrice, Castelpetroso 1995).

[12] Lo stesso san Massimiliano scrive in una lettera dal Giappone nel 1932: «Il Sabato santo, ossia nel giorno dedicato alla nostra celeste Mammina, tutti noi religiosi professi presenti a Mugenzai No Sono abbiamo emesso il quarto voto […]. Mi sembra che con il passar del tempo, a Niepokalanow non vi saranno professioni religiose senza l’aggiunta del quarto voto» (SK 409).

[13] I Francescani dell’Immacolata si configurano in pienezza come novello ramo del Primo Ordine Serafico con la Regola bollata del papa Onorio III. Molto rapidamente, i Frati Francescani dell’Immacolata, eretti in Istituto di Diritto diocesano il 22 giugno 1990, sono stati eretti in Istituto di Diritto Pontificio neppure sette anni dopo, il 1° gennaio 1998. Anche le Suore Francescane dell’Immacolata fanno parte del Primo Ordine Serafico con la stessa Regola bollata del papa Onorio III, approvate come Istituto di Diritto diocesano il 2 agosto 1993, e di Diritto Pontificio cinque anni dopo, il 9 novembre 1998: esse sono una vera e preziosissima “primizia” nell’Ordine Serafico, e possono essere ben considerate quale Primo Ordine serafico femminile, realizzando oggi, finalmente, quello che forse poteva e doveva essere soltanto un sogno dorato del Serafico Padre san Francesco d’Assisi, il sogno, cioè, di avere nel suo Primo Ordine Serafico contemplativo-attivo, insieme ai frati e come i frati, anche le suore francescane contemplative-attive [vedere: Suor M. Francesca Perillo, La “Regola Bollata” nella legislazione delle Suore Francescane dell’Immacolata, in Immaculata Mediatrix, I (2001) 107-133].

[14] VM, p. 11. Rispetto al “quarto voto” di san Massimiliano Maria Kolbe, come ha scritto il padre Apollonio, «Il nuovo nome – [Voto mariano] anziché “quarto voto” – manifesta e sintetizza lo sviluppo e l’approfondimento teologico della spiritualità kolbiana, alla luce del particolare carisma fondazionale […]. Il Voto mariano, infatti, è propriamente un voto costitutivo; il quarto voto, invece, suggerisce l’idea di un voto “accessorio”, giustapposto agli altri tre» [A. M. Apollonio, Maria Santissima nella storia e nella spiritualità dei Francescani dell’Immacolata, in Immaculata Mediatrix, IV (2004) 3, 399].

[15] Per tutta la parte giuridico-canonica del Voto mariano, si veda lo studio vasto e approfondito di Suor M. M. Prassino, op. cit., pp. 167ss.

[16] Cf VM, p. 15.

[17] S. M. Manelli, Tutto dell’Immacolata, Casa Mariana Editrice, Castelpetroso 1998, p. 14.

[18] FF 1051.

[19] VM,  p. 11.

[20] Cf A. M. Apollonio, Maria Santissima nella storia e nella spiritualità dei Francescani dell’Immacolata, in Immaculata Mediatrix, IV (2004) 3, 396.

[21] Dante Alighieri, Paradiso, XXXII, 85-86.

[22] VM, p. 19.

[23] Si pensi, ad esempio, al risalto anche esterno dei “segni” della marianità nei frati e suore francescani dell’Immacolata, così elencati e sintetizzati: il nome “Francescani dell’Imma­colata”; la Medaglia miracolosa portata sul petto; la corona del Rosario sempre al cingolo; la sfumatura azzurra del saio a richiamo del manto della Madonna; il titolo mariano dato alle comunità e ai conventi; la statua dell’Immacolata istallata sul punto più alto della “Città ma­riana”; il saluto “Ave Maria” a richiamo della presenza dell’Immacolata nell’interlocutore; il quarto nodo al cingolo segno del Voto mariano; la recita giornaliera delle quattro corone del Santo Rosario; novene e tridui – con digiuno alla vigilia – prima di ogni festa mariana; promozione degli studi mariologici e diffusione della stampa mariana [cf A. M. Apollonio, Maria Santissima nella storia e nella spiritualità dei Francescani dell’Immacolata, in Immaculata Mediatrix, IV (2004) 3, 400].

[24] Libro della Santificazione. Frati Francescani dell’Immacolata, Casa Mariana Editrice, Frigento 1999, p. 135.

[25] VM, p. 94.

[26] VM, p. 95.

[27] VM, p. 17.

[28] VM, pp. 17-18.

[29] VM, p. 25.

[30] VM, pp. 37-38. È importante leggere anche un altro brano molto significativo: «Se nel suo commento alla Regola Serafica san Bonaventura ha potuto affermare che secondo la mente di san Francesco d’Assisi, “quelli che chiedono di essere ricevuti nel nostro Ordine devono essere disposti al martirio” (cf Expositio super Regulam, 2, in Opera omnia, vol. VIII, 938), tanto più ogni francescano con il Voto mariano deve essere disposto al martirio» (VM, p. 38); ed è anche bene ricordare che «quando san Francesco parla dell’obbedienza “più perfetta di tutte” (FF 736), o della “somma obbedienza”» intende sempre quella di andare in missione “ad gentes” (cf VM, p. 54).

[31] I Francescani dell’Immacolata – frati, suore e anche terziari francescani dell’Imma­colata –, debbono ricordare quel che san Massimiliano diceva del Serafico Pa­dre: «Il Padre San Francesco è il modello del missionario; il suo esempio, la sua regola sono altamente missionari e consentono il massimo slancio apostolico diretto alla salvezza e alla santificazione delle anime» (SK 299).

[32] San Luigi Maria Grignion da Montfort, Trattato della vera devozione a Maria, nn. 121ss; Il Segreto di Maria, n. 28.

[33] Così era la vita di san Massimiliano, infatti, secondo la testimonianza di padre Giuseppe Pal, suo compagno di scuola a Roma: «Massimiliano fuggiva anche il minimo peccato: in sei anni di convivenza nel collegio non lo vidi mai commettere un minimo peccato volontario» (riportato da G. Lentini, Massimiliano Kolbe, Roma 1989, p. 41).

[34] Lo afferma bene il Montfort, riferendosi in particolare alla consacrazione di schiavitù alla Madonna: «Non basta essersi dato una volta a Maria in qualità di schiavo; nemmeno basta ripetere ciò tutti i mesi, tutte le settimane; sarebbe questa una devozione troppo passeggera e non potrebbe innalzare l’anima a quella santità a cui può elevarla […] la grande difficoltà è di entrare nello spirito di questa devozione che è di rendere un’anima interiormente dipendente e schiava della Santissima Vergine e di Gesù per mezzo di Lei. Ho trovato molte persone che esternamente si sono poste con mirabile ardore in questa schiavitù; ben poche, invece, ne ho trovate che ne abbiano preso lo spirito e, meno ancora, che vi abbiano perseverato» (San Luigi Maria Grignion da Montfort, Il Segreto di Maria, n. 44).

[35] Importantissimo, ovviamente, è il punto dell’imitazione delle virtù dell’Immaco­lata, come spiega bene san Luigi Maria Grignion da Montfort dicendo che «la vera de­vozione a Maria è santa, vale a dire porta un’anima ad evitare il peccato e imitare le virtù della Santissima Vergine», ed elenca difatti le dieci virtù principali da imitare: «La sua profonda umiltà, la sua fede viva, la sua obbedienza cieca, la sua orazione continua, la sua mortificazione universale, la sua purezza divina, la sua carità ardente, la sua pazienza eroica, la sua dolcezza angelica e la sua sapienza divina» (Trattato…, n. 108). A queste virtù è bene aggiungere due virtù francescane di primario valore e bellezza, ossia la povertà serafica e la letizia francescana.

[36] Vedere SK 1229, 1286.

[37] S. Ragazzini, op. cit., p. 255.

[38] Cf SK, 373, 991n, 1160, 1219.

[39] Cf VM, pp. 34-35.

[40] Paradiso, XXXII, 85-86.

[41] Le stesse affermazioni di san Massimiliano possiamo trovarle presenti anche negli scritti e nelle esperienze di san Pio da Pietrelcina e del venerabile padre Gabriele M. Allegra (vedi, ad esempio, VM, pp. 76-77).

[42] Cf VM, p. 76.

[43] Trattato, n. 219.

[44] Ivi, n. 221.

[45] S. Ragazzini, op. cit., p. 256. A questo punto si può dire che davvero il consacrato con il Voto mariano si trova misticamente racchiuso nell’Immacolata, la quale, a sua volta, vive tutta in lui. Spiega molto bene il venerabile padre Gabriele Allegra affermando che «Per questi misteri mariani, vivere in Maria equivale all’altra frase: Maria vive in me; precisamente come sono ambivalenti le frasi bibliche: Cristo vive in noi e noi viviamo in Cristo» (in Il Cuore Immacolato di Maria, via a Dio, Pensieri per un itinerario mariano dedicato alla Guardia d’onore, S. Marino 1974 p. 130).

[46] Il Segreto di Maria, n. 47.

[47] Trattato, n. 144.

[48] Il Segreto di Maria, n. 49.

[49] Si potrebbe anche dire che chi fa il Voto mariano, da san Francesco d’Assisi viene messo ai piedi della Scala bianca che si sale con più facilità, anziché ai piedi della Scala rossa, ben più difficile da salire! (cf Fioretti di San Francesco, Capitoli aggiunti, cap. VII). Ma se la Scala bianca è sicuramente ben più facile da salire, deve comunque essere salita con impegno e fedeltà: e questo impegno e fedeltà dipendono unicamente dalla libera scelta e decisione di chi deve salire!

[50] Se non mi comporto così, debbo ammettere, onestamente, che in me c’è ben poca serietà o davvero troppa mediocrità nell’impegno di fedeltà ad un bene così prezioso come il Voto mariano per la maturazione della mia vita cristiana. Ugualmente, ci sarebbe da riflettere che l’ascolto di ciò che è utile alla formazione mariana si potrebbe coltivare anche in altri modi: ad esempio, si potrebbe coltivare con il facile ascolto di audiocassette o di registrazioni di lezioni-catechesi mariane o di vite dei Santi mariani, ascoltate magari in macchina durante i viaggi… Ma, è ovvio, tutto ciò è possibile quando ci sia realmente la buona volontà.

[51] Per i membri della MIM si tenga presente lo schema del Programma minimo di vita contenuto nel Sentiero mariano serafico, n. 25.

[52] VM, pp. 161-162.

[53] Non possiamo non ricordare, qui, le parole della Madonna a Fatima, nell’appari­zione del 13 luglio: «Dio ha deciso di stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Imma­colato», per la salvezza delle anime dall’inferno. Ma quale è la nostra pratica dei primi cinque sabati del mese al Cuore Immacolato?

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